Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
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Egrave; stato all'ospedale di Cagliari fino a pochi giorni fa, ma adesso si è fatto trasportar qui perché, dicono, vuol morire nel suo paese natìo...
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Il prete accennò di sì, e traendo dalle maniche le mani coperte di guanti di lana marrone le guardò fisso, una dopo l'altra.
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Dal portone centrale socchiuso la vecchia intravide una specie di rimessa lastricata di macigni e in fondo un cortile ove un cavallo già sellato e carico di bisacce batteva la zampa al suolo, impaziente di partire.
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Il tenue barlume illuminava una cassapanca nera, un tavolino e un letto di legno dove, coperta fin sul collo da una coltre grigiastra, con un fazzoletto bianco intorno alle orecchie, dormiva una persona che a tutta prima sembrava una donna.
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Un'espressione di pietà raddolcì il viso tetro della vecchia; piano piano ella andò a sedersi sullo sgabello accanto al letto e dopo aver guardato i libri e gli altri oggetti: una bottiglia, un bicchiere, un coltello a serramanico, deposti sul tavolino senza tappeto, osservò che sulla parete, nonostante la fama di miscredente che Jorgj Nieddu godeva, un piccolo Cristo nero su una croce di metallo bianco curvava la testa e pareva guardasse il malato.