Giacinto Satta
Sassari, Tipografia della Nuova Sardegna
Il tesoro degli angioni
Giacinto Satta
p. 190
Uscirono – dopo che il Leperi, che pareva inquieto ed un po’ più giallo del solito e doveva morir di sete, ebbe vuotato d’un fiato una colma misura di vino.
p. 190
E Leperi levò il pugno al cielo, nero come l’inchiostro, da cui ricominciavano a piovere i goccioloni sempre più fitti.
p. 192
Spoglio del nero e fitto pelame che prima la contornava e l’ingombrava per una buona parte, la faccia s’era come raccorciata ed allargata – per la piccolezza del mento, lo sviluppo notevole dei mascellari prima nascosti dalla barba e la sporgenza degli zigomi ora rimessa in piena evidenza.
p. 192
Quel che non poteva mutare o modificare erano gli occhi, neri e rilucenti, sprofondati e come appiattati in fondo alle loro orbite.
p. 196
E dappertutto – su una lunga panca da sedere incastrata nel muro, sui pochi scanni gettati quà e là, sugli svariati oggetti appesi alle pareti nere di fuliggine.