Nell’ultimo anno del diciottesimo secolo uno studioso di Alghero, il nobile Domenico Simon, diede alle stampe Le piante , poemetto in quattro canti che forniva l’occasione per riflettere sulle condizioni della Sardegna di allora, dalle condizioni economiche e sociali al panorama agrario. Dieci anni prima l’avvocato cagliaritano Giuseppe Cossu aveva completato La coltivazione de’ gelsi e propagazione de’ filugelli , dialoghi di un censore esperto di agricoltura che insegnava a un contadino come coltivare i gelsi e a una dama come allevare i bachi da seta.
Si tratta di testi che - pur gustosi nella forma letteraria e scientificamente interessanti nel contenuto - pochi conoscono: sepolti sotto la polvere di due secoli, soltanto qualche ricercatore accademico è andato a sfogliarne le pagine durante il Novecento, per comparare magari consuetudini e tecniche agricole di allora con quelle di oggi.
D’improvviso le lontane fatiche letterarie di Simon e Cossu riemergono dagli scaffali di antiche biblioteche per essere distribuiti fra i lettori del terzo millennio, con adeguata veste tipografica e opportune indicazioni di curatori (ovviamente) moderni. Le ha ripescate il Centro di studi filologici sardi, e la casa editrice Cuec li ha pubblicati. Non sono i soli: fanno parte di una collana dedicata a "Testi e documenti" di scrittori sardi e appena varata con i primi sei titoli. Oltre alle opere di Domenico Simon e Giuseppe Cossu (entrambe curate da Giuseppe Marci ), completano questa prima serie il medievale Condaghe di Santa Maria di Bonarcado (curato da Maurizio Virdis), l’inno settecentesco Su patriota sardu a sos feudatarios di Francesco Ignazio Mannu (curato da Luciano Carta), il Libro sardo della confraternita dei disciplinati di Santa Croce di Nuoro (del 1579, curato da Giovanni Lupinu) e il poema Sa Vitta et sa Morte, et Passione de sanctu Gavinu, Prothu et Januariu di Antonio Cano (curato da Dino Manca ), del XV secolo, la più antica opera letteraria in ligua sarda che si conosca.
L’iniziativa è da guardare con molta attenzione. La collana edita dall’editrice cagliaritana riprende e rilancia, in modo coordinato e omogeneo, diverse esigenze e promozioni del passato: dalla serie "Scrittori sardi" della stessa Cuec alla collana "Biblioteca di Babele" della Edes, dal catalogo "Isbes" ispirato da Umberto Cardia e Virgilio Lai ai lavori di Nicola Tanda sulla letteratura e sugli autori sardi. Il programma, in questo caso, è quello di ripubblicare, in edizioni corredate da introduzione e note illustrative, le opere degli scrittori sardi dall’antichità fino a oggi, un vastissimo patrimonio conosciuto soltanto in parte e comunque difficilmente consultabile (vuoi per la rarità delle opere, vuoi per il problematico approccio con testi scritti, in certi casi, alcuni secoli or sono e stampati con i canoni tipografici dell’epoca).
Spiega Nicola Tanda , presidente del Centro di studi filologici sardi: "La mancata conoscenza, e certe volte la perdita, di un patrimonio culturale così importante per quanti da quella tradizione derivano, determina minori consapevolezze sulla propria fisionomia sociale e intellettuale: una sorta di identità diminuita, in quanto priva di un apporto qualitativamente elevato. Una riflessione sull’importanza di tali materiali ha spinto il Centro di studi filologici e la Cuec a uno sforzo che vuol coniugare l’esigenza del massimo rigore scientifico e filologico nel trattamento dei testi con il desiderio di coinvolgere il maggior numero possibile dei lettori, anche non specialisti. Per questo si è cercato di offrire i supporti che possono aiutare chiunque a introdursi in universi testuali articolati e compositi". L’auspicio di Mario Argiolas, presidente della Cuec, è che "già questa prima uscita possa produrre un dibattito cui partecipino gli studiosi, i mezzi di comunicazione, i lettori, tutti gli appassionati che, in Sardegna o nell’orizzonte nazionale, seguono con crescente interesse lo sviluppo degli studi riguardanti il ricchissimo panorama culturale italiano nella specificità delle singole aree geografiche".
Il programma editoriale del 2003 preannuncia altri dieci titoli significativi, accuratamente scelti fra i tanti pubblicati da autori sardi nei secoli passati.
Mauro Manunza