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Or questo nostro vivere comodo, e alquanto lussuoso, che per altro potrebbe essere un bene, può diventare un male politico in Sardegna se si ritarda d’avvantaggio d’instillare nei suoi abitatori il genio delle manifatture.
Infatti nella presente infanzia delle nostre arti tutti gli oggetti di lusso, e moltissimi fra quelli di comodo ci vengono da fuori Regno con una copiosa emissione di numerario. Si fila è vero da noi la lana,ma non se ne fa che il ruvido Orbaccio: si tesse il lino, ma non ne veste che l’errante pastore, ed il bifolco; si conciano le pelli , ma non ne calza che l’incallito piede del campagnolo; si lavoro l’oro e l’argento, ma con un processo dispendioso che cede nel concorso; esistono alcune Aracni, che nel ricamo non si lascerebbero vincere da Pallade, ma in sì scarso numero, che le produzioni delle loro mani maestre sono insensibili nel commercio e solo bastano a dimostrare per nostra maggior vergogna che nell’Isola non manca l’abilità e l’ingegno.