Il prossimo 28 aprile Christie’s metterà all’asta nella sua sede di Parigi 197 lettere inedite di Giovanni Verga, un patrimonio culturale che rischia di essere così disperso. Per evitare tale danno si è levato l’appello degli studiosi – primi fra tutti Enzo Zappulla e Sara Muscarà – che chiedono un intervento di Regione Sicilia, Ministero dei Beni culturali, istituzioni pubbliche e private. C’è da augurarsi che i loro sforzi vadano a buon fine.
Non c’è stato, invece, bisogno di appelli, né di aste internazionali, per le 170 lettere (99 delle quali inedite) scritte da Grazia Deledda ad Angelo De Gubernatis tra il 1892 e il 1909 che in questi giorni vedono la luce, per la cura di Roberta Masini (edizioni Cuec, Cagliari).
La loro è una storia affascinante e avventurosa che merita di essere raccontata. Nel 1892 una giovanissima Grazia Deledda (era nata nel 1871) scrive al De Gubernatis, illustre docente di sanscrito e direttore della rivista “Natura ed Arte”, per chiedergli la pubblicazione di “qualche mio scritto”. La risposta è positiva; inizia così una collaborazione che si svilupperà nel corso degli anni e avrà notevole importanza nella crescita e nell’affermazione della scrittrice sarda. Tra i due si stabilisce una regolare corrispondenza attraverso la quale si sviluppa un comune lavoro culturale ma anche una relazione personale ricca di aspetti interessanti: per noi, oggi, quelle lettere rappresentano la preziosa testimonianza dell’itinerario formativo attraverso il quale si è plasmata la personalità umana e letteraria del futuro premio Nobel per la letteratura.
Il De Gubernatis, oltre a quella con la Deledda, coltivò anche altre corrispondenze, nelle quali c’è traccia della sua intensa attività di organizzatore culturale e della sua vitalità umana e sentimentale. Sentendo avvicinarsi la fine della vita, con criterio e metodo ordinò le lettere, tutte destinandole alla Biblioteca nazionale di Firenze, ma distinguendo quelle che potevano essere rese pubbliche subito e quelle che, per ragioni di delicatezza, destinava a un silenzio di cinquanta anni. È avvenuto così che una parte delle lettere di Grazia Deledda siano state pubblicate già nel 1966 e le altre siano rimaste celate finché è scaduto il termine stabilito dal donatore.
A questo punto l’incontro fra la Biblioteca nazionale di Firenze, la studiosa Roberta Masini e il Centro di Studi Filologici Sardi è stato naturale e ha prodotto il risultato auspicabile. Dopo circa un secolo dalla scrittura, le lettere sono ora pubblicate in una nitida edizione e rappresentano un materiale di prim’ordine che può contribuire a delineare ancora meglio la figura di Grazia Deledda, la più importante scrittrice della letteratura sarda.
Giuseppe Marci