Formidabile Grazietta! Aveva perfettamente ragione Giuseppe Dessì, scrittore di "Paese d'ombre" e uomo di senno, quando diceva che la Sardegna ha avuto due grandi uomini: Eleonora d'Arborea e Grazia Deledda.
Le lettere scritte al De Gubernatis lo confermano: davvero una donna di straordinarie qualità, consapevole di sé, forte e determinata. Aveva poco più di vent'anni, quando si rivolse allo studioso di trenta più grande, celebre e potente: "Egregio Signor Direttore, leggo sempre con piacere la sua Rivista e desidererei vedere il mio nome fra i collaboratori". Inizia così una storia che all'esperto De Gubernatis sarà parsa simile ad altre già vissute. Ma questa volta le redini non stanno nelle sue mani: le tiene in pugno una ragazza che sa ciò che vuole e soprattutto riesce a conciliare i personali obiettivi con i sentimenti umani.
Così cura la regia del rapporto e all'anziano corrispondente assegna un ruolo paterno: gli chiede in sostanza di sostituire colui che è scomparso proprio mentre si avviava il loro rapporto: "Da poco ho perduto il babbo; il mio caro e gentile babbo che era molto conosciuto in Sardegna per la sua bontà e la sua intelligenza". L'interlocutore capisce e non capisce, complessivamente è spiazzato. Forse sorpreso dall'insolito temperamento di Grazia, dalle indubbie qualità e dalla tenacia con cui persegue il suo obiettivo, la incoraggia e la favorisce, pubblica i suoi scritti e ne promuove le opere.
Ma non riesce a sottrarsi allo schema che ha in mente (così sono fatti, alle volte, gli uomini) e le fa profferte amorose. Grazia risponde con garbo e fermezza, puntualizza ("ricevete il bacio che depone sulla vostra fronte lo spirito della vostra piccola amica, e niente altro che amica"), salva la relazione e, a lui che vorrebbe andare a Nuoro per incontrarla, spiega: "da lontano ci intendiamo di più". Poi, ancora più esplicita: "Io non ti amo, Angelo, bisogna che non t'illuda, ma appunto per questo posso e voglio stare, finché sarà possibile, vicino a te e lasciarmi amare".
Alla fine De Gubernatis capisce. È un uomo abituato ad usare il suo ruolo per avere ascendente sulle donne. Ma è intelligente. Con l'istinto del collezionista di metodo, nel consegnare le lettere delle sue corrispondenti alla Biblioteca nazionale di Firenze, compila un catalogo: per ognuna una scheda. Quella sulla Deledda non è solo una nota biografica privata ma un'acuta pagina critica: "La sua figura è glaciale, e non lascia trapelare alcuno de' suoi sentimenti interni; e il suo discorso è insipido, come di persona che non capisce nulla, mentre invece osserva tanto, e osserva giusto".
Formidabile Grazietta! Forse è più facile vincere il premio Nobel che riuscire ad avere un'attestazione di stima perfetta e intera come questa, bilancio conclusivo ed equilibrato di una lunga relazione, fatto da un innamorato deluso ma ancora ammirato.
Giuseppe Marci