In una stagione letteraria nella quale gli scrittori sardi sono assai apprezzati - e non solo i più conosciuti come Fois, Niffoi, Angioni, Milena Agus - torna a far parlare di sé Grazia Deledda, Nobel 1926, grazie ad una fortuita quanto fortunata coincidenza: sono state infatti scoperte un centinaio di sue lettere finora inedite.
Il destinatario fu il letterato, poligrafo, indianista Angelo De Gubernatis, intellettuale conosciuto, ai suoi tempi, in ambito internazionale. Nei primi anni del Novecento egli donò alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze il suo imponente carteggio, separandone però una parte e vincolandola affinché non fosse aperta se non almeno dopo cinquanta anni dalla sua morte (avvenuta nel 1913). Questo materiale fu depositato nei magazzini dei manoscritti della biblioteca e lì è rimasto finché alcuni anni fa è stato aperto il baule di legno che lo conteneva. All'interno erano conservate numerose lettere, legate con spago e sigillate con ceralacca, talvolta accompagnate da ciocche di capelli, fotografie, ritratti, amuleti, fiori secchi.
Si tratta del carteggio privato, intimo e spessoamoroso che il De Gubernatis intrattenne con diverse donne, alcune assai in vista in quegli anni. Vi si trovano così lettere firmate da scrittrici, giornaliste, traduttrici, affascinanti modelle, insegnanti... (notizie più dettagliate su questo materiale si trovano in un mio saggio nel volume intitolato Carte di donne, II, a cura di Alessandra Contini e Anna Scattigno, Edizioni di Storia e Letteratura).
Tra queste si trovano anche le missive di Grazia Deledda, ma - si freni subito chi si aspetta qualcosa di pruriginoso - con lei il De Gubernatis intrattenne solo un rapporto di affettuosa amicizia. Egli infatti, come per altre corrispondenti, aveva conservato le lettere di carattere più formale, convenzionale, nel carteggio «ufficiale» ed aveva separato quelle di tipo più confidenziale o intimo, relegandole in questa parte privata dell'epistolario per riservarle ad un lettore lontano nel tempo e distante, perciò, da qualsiasi coinvolgimento emotivo. Accartocciate e sgualcite, in una busta ingiallita con su scritto «carteggio di Grazia Deledda fanciulla con Angelo De Gubernatis dal 1°aprile 1894 a tutto il 1898» si sono così trovate ben 99 lettere: lunghe, articolate, alcune scritte in più giorni o in fasi successive ora in un volume edito da CUEC Cagliari, a cura di chi scrive.
Esse colmano perfettamente la lacuna esistente nell'epistolario Deledda-De Gubernatis pubblicato nel 1866 e ne chiariscono anche l'improvvisa interruzione, nel 1894, seguita poi da una ripresa dei contatti a distanza di alcuni anni, ma con espressioni assai più fredde, formali, distaccate. Mancava infatti una connessione, restava un punto interrogativo al quale adesso siamo in grado di rispondere.
L'amicizia tra i due, dunque, lungi dall'essere interrotta, si era approfondita a tal punto da spingere il destinatario di tali missive a nasconderle per questioni di convenienza. Ma non accadde mai che questo sentimento affettuoso oltrepassasse il limite del lecito: tra i due, che si incontrarono di persona solo anni più tardi, ci fu piuttosto un contatto immateriale o, per usare le parole della stessa Deledda, la vicinanza spirituale di «due anime tanto diverse eppurtanto unite».
Queste lettere ci narrano vicende e curiosità, fatti personali e di cronaca, ma svelano anche un mondo di sentimenti, passioni, inquietudini. Esse ci permettono di osservare aspetti finora poco conosciuti di una Deledda giovanissima - poco più che ventenne - della sua personalità e della sua vita di questi anni che furono fondamentali per la sua formazione e per le sue prime prove narrative.
Roberta Masini