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Cagliari 8 Gennaio Tenne in questo giorno la R. Società Agraria ed Economica un’adunanza […]; dopo discussi alcuni altri affari d’importanza l’Accademico Nin Marchese di S. Tommaso Maggior Generale nelle R. Armate, che presiedeva la seduta, la chiuse con un interessante discorso, nel quale ha preso a trattare di varii oggetti tendenti alla prosperità Nazionale. E dopo d’aver commendato l’importanza della agricoltura per il nostro Regno, ed il presidio apprestatole dall’erezione dei Monti frumentarii, invita a riflettere di quanto pregiudizio le sia la comunanza dei pascoli, e qual opportuno riparo siavi posto dal Reggio Editto sulle chiudende. Rinforza le sue osservazioni cogli esempii della Toscana, e della Danimarca singolarmente della Contea d’Holsteinbrug, e coll’autorità del Barone di Vogliet, dalla quale prende argomento a parlare dell’utilità delle piante. E dopo d’aver preso a dimostrare che nè il feudalesimo, nè i decimatori ponno risentire alcun pregiudizio dall’abolizione della comunanza dei pascoli, facendosi carico che molti proprietari mancherebbero di mezzi per chiudere i loro terreni, propone una nuova direzione nell’educazione dei pastori, per cui s’inspiri loro un maggior rispetto dei seminati, e l’impiego di una forza coattiva per mezzo di multe pecuniare, preferibile, come egli stabilisce, alle pene corporali. Ritornando poi al proposito del fiori mento della Sarda agricoltura, propone come mezzo efficacissimo per ottenerla, lo stabilimento in caduna Diocesi d’una cascina d’esperimento sotto la direzione dei Censori Diocesani, dell’estensione di 200. starelli di terra da dividersi in quattro porzioni, destinandone una per la coltivazione dei cereali, la seconda per vigna, la terza a prato, la quarta per farvi un piantonaio. Chiude l’Autore il suo discorso coll’invitare gli Accademici a riflettere che, qualunque sia il vantaggio, che in quest’anno presentino i cereali, non può calcolarsi di lunga durata, e che ricadendo quei frutti nel passato avvilimento, converrebbe occuparsi di rintracciare nuove sorgenti di industria rurale: tali che giungano a disingannare il popolo, che non nel basso prezzo di viveri, ma nei mezzi di comprarli sta riposta la vera felicità.