Il curatore
Dino Manca (Nuoro 1965), insegna Filologia della Letteratura italiana e Letteratura e filologia sarda all'Università di Sassari. Ha scritto su diversi autori. In questa collana ha pubblicato: Sa Vitta et sa Morte, et Passione de sanctu Gavinu, Prothu et Januariu (2002), Il carteggio Farina-De Gubernatis (1870-1913) (2005), Il ritorno del figlio (2005) di Grazia Deledda, Memorie del tempo di Lula (2006) di Antonio Mura Ena e Quiteria (2010) di Pompeo Calvia. Ha inoltre curato il Glossario e gli Indici del Condaghe di San Gavino (2005) e scritto con Nicola Tanda una Introduzione alla letteratura (Cagliari, Cuec, 2005).
L'opera
La Deledda è stata una grande scrittrice. Questa convinzione trova rinnovato conforto nella rilettura di un'opera paradigmatica quale L'edera, fatta attraverso lo studio della genetica del testo. Uscito in Italia nel 1908 - dopo che già nel 1907 i tedeschi e i francesi lo avevano accolto con entusiasmo - il romanzo ci è stato trasmesso attraverso un autografo e quattro edizioni a stampa. L'edera è di fatto il racconto di un solo personaggio, Annesa, la «figlia d'anima», la giovane serva che si innamora del proprio padroncino. La sua maturazione avviene significativamente sulla «via di Damasco», dalla cecità del male alla luce del bene, implicata nella pragmatica di esistenti immodificabili nei loro ruoli e dietro le loro tragiche maschere. La coscienza del peccato che si accompagna al tormento della colpa e alla necessità dell'espiazione e del castigo, la pulsione primordiale delle passioni e l'imponderabile portata dei suoi effetti, l'ineluttabilità dell'ingiustizia e la fatalità del suo contrario, segnano l'esperienza del vivere di una umanità primitiva, malfatata e dolente, «gettata» in un mondo unico, incontaminato, di ancestrale e paradisiaca bellezza, spazio del mistero e dell'esistenza assoluta.