In luogo d'introduzione.
Quando la terra ha sete.
Quest'inverno del '51 si ricorderà per molto. Di buon mattino vado a Bòrore, poi a Santulussurgiu e ancora a Silanus, mamoiada, Orgosolo. È giorno grigio, il corbezzolo brilla di pioggia: acqua tardiva, purtroppo. L'avevano invocata a fine estate, allora per i pascoli è tutta salute. Torna il primo pelo di pastura, e l'inverno che s'avvicina non impensierisce. ma deve piovere in ottobre, massimo novembre: è in questi mesi che il pastore, vedendo l'ovile abbeverato, sogna l'erba alta da lisciare i fianchi delle bestie. Invece nulla, mesi e mesi di cielo asciutto, nuvole e vento, una rovina. E le campagne, inaridite come da una semina di sale hanno adesso colore di malattia, terra nuda ingiallita da un dito d'erba secca. Attunzu ispilìdu pastore fàmidu, autunno spelato (senz'erba) pastore affamato. Così è andata quest'anno. Le pecore cominciano a girare la testa ed a cadere, esauste.