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PEPPINA DORE


Milano, Istituto di Propaganda Libraria, 1937
La rosa tra le mani
Peppina Dore

Il canto di spinetta

È il quasi romanzo d’una zitella che sta rimpetto a casa mia, Elisabetta Rigò.
Ma racconta meglio lei, con lunghe pause di giorni e di settimane, su sedili del cortile e sulle pietre lungo le sponde del fiume di Eliôgo.
Anticamente – racconta – il mio paese era esteso sino al mare di Santa Lucia e ci si viveva bene tutti.
Diventò piccolo e povero… e la leggenda del come fu divorato e lasciato spoglio è questa.
La regina Estrella Lora, annoiata della pace, mise in testa al re di andare alla conquista di un altro paese. L’esercito mercenario partì. Ma il popolo che non voleva la guerra acclamò, per sfregio a Estrella Lora, un barabba senza tetto né amore; e lo incoronò. Estrella Lora e il re, sconfitti, diventarono invece due vagabondi senza la fiducia di nessuno. Non ebbero né amore né tetto. Si smarrirono per le vie della terra.
Le cinque zie di mio padre erano vecchie signorine come sono io. Lui era rimasto orfano, nascendo, della più piccola delle sorelle. Ludovisia, si chiamava. Aveva preso marito per sfuggire al destino delle altre; le cinque sorelle con l’anima sola, in una casa senza bambini, le facevano forse paura. Volle sfuggire al loro destino. Si sposò e morì. E mi dissero molte volte com’era triste vederla morta.

 
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