L'autore
Andrea Manca Dell’Arca (1707 o 1716-1795), sassarese di nobile e ricca famiglia, esercitò con successo l’avvocatura, senza trascurare “di erudirsi nelle lettere e negli studi agronomici, i quali formarono, finché visse, l’assidua e più gradita sua occupazione” (P. Tola). Visse in un’età in cui, terminata la lunga dominazione spagnola, si creavano i nuovi assetti politici, economici e culturali derivanti dal passaggio della Sardegna al Piemonte. Si dedicò alla cura dei campi ma seppe guardare ai più vasti orizzonti dell'isola, forte di un sentimento dell'identità che traspare tra le righe dell’Agricoltura di Sardegna.
Il curatore
Giuseppe Marci insegna Filologia italiana all’Università di Cagliari.
In questa collana ha pubblicato: D. Simon, Le piante (2002); G. Cossu, La coltivazione de’ gelsi e propagazione de’ filugelli in Sardegna (2002); S. Satta, L’autografo de Il giorno del giudizio (2003); G. Saragat, G. Rey, Alpinismo a quattro mani (2003); G. Delogu Ibba, Index libri vitae (2003); V. Sulis, Autobiografia (2004); A. Purqueddu, De su tesoru de sa Sardigna (2004).
L'opera
Pubblicata nel 1780, l’Agricoltura di Sardegna è un trattato che si articola in cinque parti nelle quali si parla dei grani e dei legumi, delle vigne e del modo di fare il vino, degli alberi, degli arbusti, dei fiori e delle erbe che crescono in Sardegna, del modo di allevare le api e il bestiame. L’opera, scritta in italiano, propone numerosi vocaboli sardi, in molti casi per la prima volta attestati, relativi ai nomi delle piante, alle attività e agli strumenti dell’agricoltura, alle malattie e alle cure praticate su uomini e animali nel corso del Settecento: un repertorio prezioso che è rimasto ignorato per oltre due secoli.