Pur avendo un’estensione relativamente modesta (24089 kmq), la Sardegna racchiude una notevole varietà di elementi geologici che la rendono, di fatto, un vero museo geologico a cielo aperto. Comprende, infatti, tutte le ere e i periodi in diverse facies; in affioramento è presente, sostanzialmente, quasi tutta la classificazione litologica, un vero laboratorio per chi coltiva la passione della geologia. Questa varietà geologica ha determinato un succedersi continuo di forme e di paesaggi, così che è difficile individuare un olotipo, un paesaggio caratterizzante che predomina in qualche modo sugli altri, una forma emblematica che racchiuda tutte le caratteristiche del paesaggio sardo.
L’imbasamento roccioso è molto antico, sicuramente il più vecchio della penisola italiana. L’isola però lo è meno: l’attuale Sardegna, infatti, non ha sempre occupato la stessa posizione in mezzo al Mediterraneo. A ben vedere la Sardegna è più europea di quanto non appaia ad una valutazione superficiale.
La sua storia geologica è indissolubilmente legata alla Corsica (geologicamente si parla di blocco sardo-corso o più precisamente di micro zolla) e, almeno per un certo periodo, anche alla Calabria. Secondo le più recenti teorie sul moto delle zolle nel Mediterraneo, la micro zolla sardo-corsa e quella calabra, un tempo unite e facenti parte della zolla europea, staccatesi dalla massa continentale, con un complesso movimento di traslazione e rotazione iniziato circa 29 MA e durato 13 milioni di anni, hanno occupato poi la posizione attuale. La zolla calabra ha poi continuato il viaggio, fino a saldarsi con l’emergente penisola italiana. Questa rotazione è legata ai complessi movimenti tettonici di una fase dell’orogenesi alpina con spinte in senso Est – Ovest, che sicuramente hanno contribuito al sollevamento della dorsale appenninica.