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PAOLO GIOVANNI MANINCHEDDA


Cagliari, Condaghes, 2001
Il mio giogo è leggero (Non toccate la gramigna)
Paolo Giovanni Maninchedda

Andre Casula era figlio di Pietro, nipote di Antonio. Una famiglia, una promessa. Il nonno era stato il medico del paese. Era morto in miseria e - forse per questo motivo - in odore di santità. Il padre era un saggio, un uomo giusto ed autorevole. Un uomo, appunto. Si diceva in paese che non avesse mai abbassato lo sguardo di fronte a nessuno e che nessuno si fosse mai sentito offeso. Faceva il maestro elemantare. Non aveva continuato gli studi all'università perchè aveva dovuto sposare Maria Antioga. Ancora oggi la guarda severo e devoto. Quando vanno insieme all'oliveto, trascorrono la serata a lavorare e la concludono passeggiando abbracciati, riempiendo i luoghi di tenerezza e i cuori dei vicini di incontenibile invidia.

Andrea era cresciuto bene, nel corpo e nello spirito. Aveva saputo difendersi dalle insidie dell'infanzia e dell'adolescenza. Era robusto, saldo, sicuro di sé, colto. Era ritornato in paese con la laurea in medicina e rapidamente la sua fama aveva emulato quella del nonno. I vecchi dicevano che se del padre aveva la scorza, del nonno aveva il cuore. Era un uomo straordinariamente buono, troppo trasparente nei rapporti con gli altri, poco o niente prudente, eppure sempre vigile.

 
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