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GIULIO ANGIONI


Nuoro, Il Maestrale, 2002
Millant'anni
Giulio Angioni

Le ombre di Gianni


Di come l'ho scoperto, che facevo ombra, mi ricordo tutto.
Babbo teneva la mia mano stretta stretta, là, dove il muro nuovo del nuraghe fa gomito col vento di mare.
Babbo era già tornato dalla prima guerra contro i Rossi di Mare, quelli che ho imparato a chiamare anche Peni, Puni, Gente Rossa o solo Quelli lì, vomito di mare, male di buio fondo.
Quando babbo è partito per la guerra contro la gente Rossa io non mi ricordo, però non lo volevo salutare, mi hanno detto. Non ho accettato i baci, non gli volevo fare i saluti con le mani, me le prendevano i grandi e le muovevano per me. Babbo ci è rimasto male, mi hanno detto. E quando è ritornato poi per qualche giorno, tutto vestito da soldato, gli occhi gli ridevano, ricordo, ma io sono scappato a ripararmi dietro mamma, me lo guardavo di nascosto: me lo sono studiato da lontano e da vicino, quell'intruso. Finché mi sono fatto sotto e l'ho picchiato con il pugno su una gamba, per dispetto, perché faceva feste a tutti, e specialmente a mamma.

 
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