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ANTONIO COSSU


Firenze, Vallecchi, 1967
I figli di Pietro Paolo
Antonio Cossu
«Non so quando sia cominciato. Parecchi anni fa, di sicuro.
Non fu quando morì mia moglie, né quando restai solo durante la guerra.
Non fu durante la guerra, con tutte le cose che successero dovunque.
La moglie se n’è andata da parecchio tempo, povera donna, e ha lasciato, come tutte le cose che si perdono, un vuoto nella mia vita, nella famiglia, nella casa. Anche la guerra ci svuotò la casa, eppure la vita aveva un significato; forse perché si temeva di perderla da un momento all’altro o di essere travolti.
Poi anche la casa si riempì di nuovo.
Non ricordo, ma devo ricordare».
Il vecchio Pietro Paolo da alcuni mesi era preoccupato; gli pareva che le cose non andassero bene nella sua famiglia.
«Adesso la vita, almeno per me, non ha alcun significato. Potrei anche morire. Credo così che non l’abbia neppure per gli altri. Forse perché sono seduto qui, e penso e sono vecchio e ogni cosa si allontana. Forse è la vita così.
Eppure qualcosa non va nella mia famiglia, un ingranaggio s’è rotto».
Sedeva davanti al camino nella grande cucina al primo piano della sua casa; con un ferro tormentava il fuoco.
- Francesca! – gridò. Nessuno gli rispose. Non faceva più molto freddo, ma si sentiva l’aria fresca del mattino.
« I figli tornarono dalla guerra e si rimisero a lavorare. Tutto pareva che riprendesse come un tempo, come desideravo quando li vedevo crescere, di anno in anno, e li vedevo appassionarsi alla campagna, al bestiame, alla nostra vita. Poi qualcosa è cambiato, tutto è cambiato».
 
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