Trieste, Einaudi ragazzi-Edizioni EL, 1997
L'incredibile storia di Lavinia
Bianca Pitzorno
La piccola fiammiferaia
Per tutto il pomeriggio Piazza del Duomo e le altre vie del centro con i loro negozi erano state percorse da una quantità incredibile di gente che faceva a spintoni per comprare gli ultimi regali. I milanesi passavano carichi di pacchi e pacchetti. Avevano fretta di tornare a casa, perché già dal primo pomeriggio si era messo a fare un freddo terribile.
Verso le cinque cominciò a nevicare. Presto la statua di Vittorio Emanuele, al centro della piazza, fu ricoperta di neve.
"Per fortuna è già buio e i piccioni se ne sono andati a letto. Altrimenti si congelerebbero le zampe, - osservò Lavinia. – Chissà poi dove vanno a dormire i piccioni! Forse tra le guglie del Duomo. Ma non hanno paura, in mezzo a tutte quelle statue di mostri e di santi?"
Anche le guglie ormai erano diventate bianche, come se fossero fatte di zucchero filato.
La gente passava in fretta e non si accorgeva di una piccola fiammiferaia livida di freddo che sedeva su un gradino ed offriva ai passanti le sue scatolette di fiammiferi.
Ogni tanto qualcuno inciampava nei suoi piedini nudi. Barcollava, cercando di mantenere l’equilibrio, diceva qualche parolaccia come "Accidenti!" "Dannazione!" e anche peggio e finalmente si accorgeva della bambina.
Ma invece di comprarle i fiammiferi, queste persone la coprivano di insulti del tipo: "Ma torna a casa, disgraziata!", "Ti sembra il posto da metterti con i tuoi stracci?", "Levati dai piedi! Se fossi tuo padre ti riempirei di botte!"