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BIANCA PITZORNO


Milano, Mondadori, 1999
A cavallo della scopa
Bianca Pitzorno
Mal di schiena di prima mattina.
Era l’alba. Il primo raggio di sole s’infilò da un crepaccio della parete dentro la grotta buia, e come prima cosa disturbò i pipistrelli che erano rincasati da poco – quei nottambuli! – e si erano sistemati per dormire in un angolo del soffitto, appesi a testa in giù come è loro abitudine.
Il gatto nero aprì un occhio, poi l’altro, si alzò e si stiracchiò, allungando le gambe e la schiena. Fece toeletta con calma, poi uscì dignitosamente dalla grotta, la coda dritta in verticale come un’asta di bandiera, per le prime avventure della giornata.
Dopo qualche minuto il raggio di sole raggiunse l’angolo dove dormiva la strega, raggomitolata fra le lenzuola del suo letto dai cinque materassi, sotto una zanzariera di ragnatele.
Prima ancora di svegliarsi la vecchia mugolò: "Ahi! Ohioooiii!" Poi sospirò e si palpò con le dita la schiena dolorante. "Mi sento le ossa rotte" sbuffò, mettendosi a sedere e tastandosi tutto il corpo. Che notte infernale! Mi sembra di aver dormito su un mucchio di sassi".
Gettò un’occhiata malevole e sospettosa ai colombi che vivevano con lei nella grotta e che avevano cominciato a tubare per salutare il raggio di sole. Che uno di loro, per fare lo spiritoso, le avesse nascosto un pisello sotto la pila di materassi?
 
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