Milano, Mondadori, 2002
Quando eravamo piccole
Bianca Pitzorno
La bambina che non sapeva parlare
Tanto tanto tanto tempo fa, più o meno quattro anni prima del Diluvio Universale, in una famiglia che viveva in riva al mare nacque una bambina che venne chiamata Prrsskk. La famiglia naturalmente era preistorica, e quindi anche molto primitiva. Per questo non conosceva le vocali e dava ai figli nomi che somigliavano ai versi che fanno i gatti quando vogliono attirare la tua attenzione.
Oltre a Prrsskk, i genitori avevano almeno altri dieci o dodici figli, e come potete immaginare non avevano il tempo di stare dietro a ciascuno per insegnargli a non inghiottire le ossa di mammut senza masticarle per bene, a soffiarsi il naso e a non giocare a palla con i porcospini. Ancora non erano state inventate le scarpe, e prendere a calci un porcospino con i piedi nudi poteva risultare molto sgradevole.
“Imparerà guardando come fanno i fratelli maggiori” diceva la madre a ogni nuova nascita (lo diceva nel solito linguaggio primitivo, senza usare le vocali), e gettava il nuovo arrivato nella mischia non appena era in grado di camminare a quattro zampe.
Tanto tanto tanto tempo fa, più o meno quattro anni prima del Diluvio Universale, in una famiglia che viveva in riva al mare nacque una bambina che venne chiamata Prrsskk. La famiglia naturalmente era preistorica, e quindi anche molto primitiva. Per questo non conosceva le vocali e dava ai figli nomi che somigliavano ai versi che fanno i gatti quando vogliono attirare la tua attenzione.
Oltre a Prrsskk, i genitori avevano almeno altri dieci o dodici figli, e come potete immaginare non avevano il tempo di stare dietro a ciascuno per insegnargli a non inghiottire le ossa di mammut senza masticarle per bene, a soffiarsi il naso e a non giocare a palla con i porcospini. Ancora non erano state inventate le scarpe, e prendere a calci un porcospino con i piedi nudi poteva risultare molto sgradevole.
“Imparerà guardando come fanno i fratelli maggiori” diceva la madre a ogni nuova nascita (lo diceva nel solito linguaggio primitivo, senza usare le vocali), e gettava il nuovo arrivato nella mischia non appena era in grado di camminare a quattro zampe.