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BIANCA PITZORNO


Milano, Mondadori, 1991
Ascolta il mio cuore
Bianca Pitzorno
Dove facciamo la conoscenza di Prisca, una delle tre eroine di questa storia. E della sua tartaruga.
Quando era piccola, Prisca si era sempre rifiutata di imparare a nuotare con la testa sott’acqua, come pretendevano suo padre e suo nonno. Era convinta che il mare, attraverso i buchi delle orecchie, potesse entrarle nel cervello. E un cervello annacquato, si sa, funziona male. Forse che il nonno, quando lei non capiva al volo qualcosa, non le diceva spazientito:- Ma ti è andato in brodo il cervello?
Per lo stesso motivo Prisca non voleva mai tuffarsi dalla barca o dal molo, come facevano suo fratello Gabriele e gli altri bambini. E, naturalmente, c’era sempre qualche dispettoso che mentre lei nuotava tranquilla con il mento sollevato, le arrivava zitto zitto alle spalle, le metteva una mano sulla testa e la cacciava sotto.
Quanti pianti si era fatta! Di paura, ma soprattutto di rabbia impotente. Tanto più che quando andava a protestare dalla madre sotto l’ombrellone, quella, invece di difenderla o consolarla, la sgridava:- Non sai stare agli scherzi. Sei troppo permalosa. In fondo cosa ti hanno fatto? Finirai per diventare lo zimbello della spiaggia.
 
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