Nuoro, Ilisso, 2004
Eleonora d'Arborea
Camillo Bellieni
UN VOLTO IN OMBRA
Circondata da un velo d’ombra ci appare la grande figura di Eleonora d’Arborea; ed invano noi cerchiamo di distinguerne i lineamenti, di precisarne l’espressione del volto, attraverso gli scarsi documenti del tempo. È un volto misterioso, per metà fasciato di nero, che lascia solo vedere gli occhi lucenti, dallo sguardo vigile e deciso. Restiamo insoddisfatti, nella nostra curiosità, ma comprendiamo che non si tratta di una donna comune. In questo ambiente storico crepuscolare, dietro una leggera cortina di nebbia, la figura di Eleonora guerriera e legislatrice si profila come una massa bruna gigantesca e imponente. Gli scrittori isolani del periodo 1840-1870 si avvalsero dei documenti del tempo, delle narrazioni di storici spagnoli o sardi ligi al regime allora vigente, per farne un tipo di eroina romantica, da ballata del Berchet o del Carrer; e dove mancavano le fonti si appoggiarono a documenti creati dalla loro fervida fantasia. Trasformarono Oristano in una Arles sarda, dove si cantava di guerra e d’amore e s’insegnava una gaia scienza che al volgare provenzale sostituiva quello del Campidano Maggiore; e la povera casa regia di Mariano e di Ugone, che gli ambasciatori francesi del duca d’Anjou avevano guardato con disprezzo, divenne un fastoso castello splendente di luci, dove si adunavano cavalieri coperti di ferro e d’argento per partecipare a giostre e corti d’amore, e trovieri e menestrelli facevano echeggiare i mesti accenti delle loro mandòle.