Una volta, tanto tempo fa, i cani di Aritzo si stufarono.
Erano stanchi di essere chiamati “Cane qui, cane là” senza alcun rispetto per la loro vocazione. Erano stanchi di essere trattati da stupidi e di andare avanti e indietro a riportare, fra i denti, inutili pezzi di legna. Erano stanchi di essere aizzati contro altri tranquilli animali, di essere usati come cani da caccia e da riporto.
Non ne potevano più di doversi svegliare la notte per abbaiare contro un refolo di vento che spingeva l’uscio del cortile, e di dover combattere per difendere le proprietà dei loro padroni contro ladri simpatici e magari burloni.
Non ne potevano più di rischiare la vita a causa di qualche polpetta avvelenata. Rischiare la vita. Per cosa poi?
I cani di Aritzo si stufarono.
Dopo averne lungamente parlato fra loro, tutti assieme si ribellarono. Scelsero la libertà: in una notte senza luna fuggirono dal paese. E si rifugiarono sui monti. In una foresta quasi impenetrabile.