Le nostre sono radici di carne, Jacchè
Ad Ularzai le donne nascono senza piangere e gli uomini muoiono tutti implorando: - Mama mea! Mama mea de su chelu! – All'alba anche le pietre iniziano a camminare per vivere di vita propria e si fermano solo quando l'orologio della torre pisana batte la sesta ora dopo il mezzogiorno: tòc! tòc! tòc! tòc! tòc! tòc! Sei tocchi maledetti che sparano il loro riverbero bronzato oltre il nulla delle colline di Su Tempus Perdiu. Allora il buio diventa un'ombra magica, la vera Madre del Cielo, che aspetta la luce slombata delle lampade a pera per tenerle compagnia. Di notte, in ogni stagione, la nebbia appassita che scende da monte Passarinu s'infila nei canterili e nei miaioli avvolgendo uomini, case e bestie in un unico sudario, un immenso lenzuolo che sa di lisciva e carne macerata nell'aceto.
Ularzai non ha orizzonte, il cielo e la terra s'incontrano solo oltre le punte di Sos Mortos Istraccos. Lassù nessuno è mai salito, e se qualcuno lo ha fatto di nascosto non è mai tornato indietro. Per questo la chiamano la Punta dei Morti Stanchi.