Torino, Giulio Einaudi Editore, 1992
Videogame (La figlia perduta)
Salvatore Mannuzzu
Non ricordo un'estate così calda. Può darsi che con l'età le capacità di sopportazione diminuiscano. Per quanto a me non paia di manifestare sensibilità esasperata; forse il contrario. Tra amici e colleghi sono noto per il temperamento calmo, buon carattere, disposizione ad affrontare ragionevolmente qualsiasi evenienza. Ciò non toglie che quest'anno io soffra molto il caldo. È vero anche che le qualità a me attribuite, se aiutano a vivere – ma ciò sarebbe da dimostrare -, non sempre proteggono da fastidi, pene e, forse, dall'infelicità. Questo è già il periodo delle mie ferie, mentre Silvia continuerà a lavorare sino a Ferragosto. Non abbiamo stabilito quale sarà la nostra vacanza; è una decisione che ogni anno tarda di più: ci pesa anche parlarne. In realtà lei mi aveva proposto di partire subito da solo, lasciandola qui; ma non ne ho avuto voglia. Silvia è mia figlia; non è che poi ci facciamo molta compagnia. Quando non è in ufficio, più che altro sta nella sua camera: le ho prestato il computer portatile e, seduta al tavolo sul quale l'ha collocato, studia o gioca con esso, non so, mentre insieme ascolta a basso volume musiche incise.