Milano/Nuoro, Frassinelli/Il Maestrale, 2002
L'altro mondo
Marcello Fois
Inizia davanti alla casa di Efisio Cubeddu che tutti chiamano Tzitzu, non si sa perché.
Bustianu si guarda intorno. Nel pomeriggio incendiato, nonostante un solicello tisico, le pietre grigie del muro, che delimita il cortile alberoso di casa Cubeddu, fanno riflessi di cava diamantifera o di gelatina di porco, a seconda dell'umore. Anche dalla groppa del cavallo quel muro è troppo alto per guardare dentro al cortile, ma più in là, oltre all'apice stondato di terra impastata con la paglia, oltre alle cime dei melograni e dei ciliegi, che Tzitzu in persona cura come se fossero figli suoi, la campagna si alza leggermente, seguendo il declivio, e una fila compatta di inistre fa un cordone giallo brillante prima del cielo.
Inizia lì, perché quello è il punto d'incontro.
Bustianu dà uno strappo leggero alla redine destra per entrare del tutto nel nastro ombroso che il sole stacca dal muro sbattendolo per due metri sulla strada. E aspetta.
Bustianu si guarda intorno. Nel pomeriggio incendiato, nonostante un solicello tisico, le pietre grigie del muro, che delimita il cortile alberoso di casa Cubeddu, fanno riflessi di cava diamantifera o di gelatina di porco, a seconda dell'umore. Anche dalla groppa del cavallo quel muro è troppo alto per guardare dentro al cortile, ma più in là, oltre all'apice stondato di terra impastata con la paglia, oltre alle cime dei melograni e dei ciliegi, che Tzitzu in persona cura come se fossero figli suoi, la campagna si alza leggermente, seguendo il declivio, e una fila compatta di inistre fa un cordone giallo brillante prima del cielo.
Inizia lì, perché quello è il punto d'incontro.
Bustianu dà uno strappo leggero alla redine destra per entrare del tutto nel nastro ombroso che il sole stacca dal muro sbattendolo per due metri sulla strada. E aspetta.