Nunc scio
Ieri, oggi, domani, dopodomani. Non vivrò tanto da riuscire a crederci. Oggi è il due giugno dell'annodomini 1571, quarantesimo primo della mia vita. Il quattro, dopodomani, qui a Toledo farò fuoco e fiamme in Plaza de Zocodover.
Ai cordeles, così mi sento ancora, undici giorni dopo la tortura, prima di ieri il peggio, questa tortura fatta in caput alienum, per estorcermi accuse contro un imputato in Italia di eresia, Pompeo Colonna di Napoli. Lì ce l'ho fatta, ho mugugnato il mio dolore, ho convocato il cielo, ho proclamato tra le lacrime che la tortura è un crimine. Era il 21 maggio scorso.
Non è dal primo strappo a quelle corde, sono quasi otto anni che4 impiego troppo della vita ad accusare mentalmente i miei persecutori, e spreco il mio dolore. Prima per farmi una ragione. Ora nei loro occhi ho visto l'incredibile piacere di vedermi soffrire. Io non ho rivelato loro niente. Loro a me sì, perché ho capito che un simile dolore si dà a chi è già stato condannato, s'infligge a un cadavere, cercando quelle loro morte verità.