Improvvisamente tutto inizia a sciogliersi. I colori scivolano giù, corrono lungo le mattonelline dei muri. E tutto inizia a liquefarsi. Il rosso si mescola con il blu e i miei pensieri con i ricordi. Mi piace ricordare. Arrivare allo stadio prima di tutti. Al campione è concesso. È concesso stare qua giù quando gli altri sono ancora a casa, gli spalti sono vuoti e sul prato ronza il tagliaerba. Improvvisamente qui tutto inizia a sgretolarsi. Gli armadietti e le panche squamano polvere. E vanno giù come neanche la sabbia sulla gobba del maestrale. Un vortice, la bufera. Poi, improvvisamente, la calma. Decomposto, tutto. Molecola per molecola, atomo per atomo. Niente ora ha più una forma, una linea, un senso. Come la mia vita, questa mia vita che se ne va pezzetto dopo pezzetto. Sto giù negli spogliatoi ad ascoltare, sopra di me, le gradinate che pian piano si animano, i primi passi che rimbombano sul soffitto, poi lo zoccolio della mandria che si fa sempre più intenso. Li sento, sento il loro ruminare di popcorn e patatine, il loro mormorio che monta ed esplode in un boato quando tiro fuori la testa dal tunnel e sono in campo.