Cagliari, Cosarda, 1994
Il cammino spezzato
Bachisio Zizi
Sul palco imbandierato, nel sole caldo di ottobre, due sovrani si contendevano lo stupore dei sudditi che affollavano la piazza del nuovo centro urbano. Da una parte l’accigliato re Vittorio Emanuele, terzo di una dinastia di santi e di eroi, il cui sangue sembrava giunto a estenuazione in quest’ultimo discendente; dall’altra l’austero Valerio Darvo, senza trono né dinastia, ma signore nell’antica Isola dei venti e nel suo villaggio in festa, ultima incarnazione del suo estro edificatorio. Del sovrano Darvo aveva il portamento, con la sua figura imponente e l’espressione dura del viso che ricordava i bronzi degli antichi guerrieri.
Darvo e re Vittorio si conoscevano già, ma tra loro non correva neanche un soffio di simpatia. Si erano trovati quattro anni prima, su un altro palco, all’inaugurazione della diga sul fiume Mannu, artefice lo stesso Darvo, che aveva fatto sommergere villaggi e smontare chiese per dilatare gli spazi del bacino più grande d’Europa.
Neanche quel giorno re Vittorio era di umore lieto, provava un disagio stizzito al fianco di Darvo, la cui statura incombeva inesorabile. Avevano parlato del grande bacino e delle acque che vi affluivano nelle varie stagioni, delle terre irrigabili e della “nuova forza” che avrebbe ridestato dal sonno l’Isola delle greggi erranti, ma il re sentiva un senso di annientamento di fronte alla perentorietà di Darvo.
Darvo e re Vittorio si conoscevano già, ma tra loro non correva neanche un soffio di simpatia. Si erano trovati quattro anni prima, su un altro palco, all’inaugurazione della diga sul fiume Mannu, artefice lo stesso Darvo, che aveva fatto sommergere villaggi e smontare chiese per dilatare gli spazi del bacino più grande d’Europa.
Neanche quel giorno re Vittorio era di umore lieto, provava un disagio stizzito al fianco di Darvo, la cui statura incombeva inesorabile. Avevano parlato del grande bacino e delle acque che vi affluivano nelle varie stagioni, delle terre irrigabili e della “nuova forza” che avrebbe ridestato dal sonno l’Isola delle greggi erranti, ma il re sentiva un senso di annientamento di fronte alla perentorietà di Darvo.