Alba (Cuneo), Società di San Paolo, 1927
I figli della Salvatica
Salvatore Merche
A Veraneddu – un povero e oscuro comunello del centro della Sardegna, popolato da contadini, pastori e artigiani e da pochi signori – il 1.o di maggio del 1915 si celebrava la consueta festa popolare di S. Isidoro Agricola.
Già dal meriggio del giorno precedente la chiesa parrocchiale tutta parata a festa, un lieto e prolungato scampanìo, un affluire di merciaiuoli, rivenduglioli, giocatori e un insolito ansioso movimento del popolino avevano preannunziato il lieto avvenimento. La mattina del 1.o al levarsi del sole tutta la popolazione era in piedi, vestita a festa e molti forestieri dei vicini paesi giungevano a gruppi e alla spicciolata, a cavallo e a piedi.
Nella piazzetta principale, davanti alla chiesa parrocchiale e al municipio, i numerosi mercanti e rivenditori gridavano le loro mercanzie e i giocatori di tombola invitavano il popolino a tentar la sorte, e nei chioschi e frascati improvvisati i venditori di vino e liquori e rinfreschi servivano i primi avventori.
La porta maggiore della parrocchia era aperta alla gente ch’entrava e usciva continuamente e che nell’andare in chiesa o nell’uscirne si soffermava a osservare le luccicanti e multicolori chincaglierie messe in mostra sotto le tende.
Già dal meriggio del giorno precedente la chiesa parrocchiale tutta parata a festa, un lieto e prolungato scampanìo, un affluire di merciaiuoli, rivenduglioli, giocatori e un insolito ansioso movimento del popolino avevano preannunziato il lieto avvenimento. La mattina del 1.o al levarsi del sole tutta la popolazione era in piedi, vestita a festa e molti forestieri dei vicini paesi giungevano a gruppi e alla spicciolata, a cavallo e a piedi.
Nella piazzetta principale, davanti alla chiesa parrocchiale e al municipio, i numerosi mercanti e rivenditori gridavano le loro mercanzie e i giocatori di tombola invitavano il popolino a tentar la sorte, e nei chioschi e frascati improvvisati i venditori di vino e liquori e rinfreschi servivano i primi avventori.
La porta maggiore della parrocchia era aperta alla gente ch’entrava e usciva continuamente e che nell’andare in chiesa o nell’uscirne si soffermava a osservare le luccicanti e multicolori chincaglierie messe in mostra sotto le tende.