Roma, La Nuova Antologia, 1909
Solitudine (Il nonno)
Grazia Deledda
Sebiu, il guardiano del carbone, sonnecchiava e sognava.
Gli pareva d'essere a casa sua, nella piccola cucina oscura, dalla cui porticina si scorgeva lo sfondo di un cortiletto umido e triste. Sua moglie, curva sul focolare, arrostiva sulle brage una focaccia di farina e di formaggio fresco. Sdraiato sulla bisaccia di lana, grigia e nera, morbida come un tappeto, egli contemplava sua moglie con passione, e pensava che dunque la malattia di lei e l'ordine del dottore di star separati almeno per qualche mese, finché lei non guariva, tutto era stato un brutto sogno.
Gli pareva d'essere a casa sua, nella piccola cucina oscura, dalla cui porticina si scorgeva lo sfondo di un cortiletto umido e triste. Sua moglie, curva sul focolare, arrostiva sulle brage una focaccia di farina e di formaggio fresco. Sdraiato sulla bisaccia di lana, grigia e nera, morbida come un tappeto, egli contemplava sua moglie con passione, e pensava che dunque la malattia di lei e l'ordine del dottore di star separati almeno per qualche mese, finché lei non guariva, tutto era stato un brutto sogno.