- Divorzio! Divorzio! tonava dal pulpito don Zorra. Divorzio! Divorzio! Ecco la parola esecranda che corre oggi di bocca in bocca dall'un canto all'altro d'Italia! Divorzio! Divorzio! Questo nome immondo con cui si designa la più turpe istituzione che menti di creature grufolanti nel brago abbian potuto mai concepire; questo atroce e amarissimo vocabolo, che impulso di carità umana mi costringe a proferire fra queste mura consacrate; hoc satanicum verbum , che mi strazia gli orecchi, impastoia la lingua, allega i denti tenebras menti meae offundit ; questa sconcia, lubrica e putrescente parola, che attenta alle più nobili tradizioni e ammorba come pestifera zaffata il domestico santuario, vi inspiri, fratelli e sorelle in Gesù Cristo, ribrezzo invincibile e odio profondo!
Il mastodontico predicatore incalzava, rovesciando un ruzzolio d'apostrofi, invettive e intemerate sulle spalle dei ribaldi, «miranti, con tensione frenetica di tutto l'essere loro, a lacerare i vincoli tenaci della famiglia»; investiva con accanimento gli empi, «feccia vituperosa d'incoscienti protervi o di fatue pagliucole», accompagnando le inclementi sfuriate con pugni rimbombanti, con scatti irruenti, con un tumultuoso stravolger d'occhi, aggrottar di sopracciglia e storcer brusco di labbra; si sferrava con bavosa virulenza contro i corrotti, «smidollati come canne e tuttavia rosi dal verme della foia», i quali, da esosi e goffi dileggiatori della monogamia, agognavano di sostituire «all'unica moglie» un «unico arem», alla castigatezza dei costumi la dissolutezza del vivere, alla morigeratezza patriarcale le modernissime porcherie.