Nell'ombra
A passi lenti, chiuso ne’ suoi pensieri, camminava per ore ed ore, alla ventura.
Di colle in colle, di balza in balza, egli si aggirava per quei dintorni, ma finiva sempre per ritornare al punto donde era partito: ad uno speco, chiuso fra tre blocchi di granito, intersecato da folte macchie di rovere e di lentischio.
La notte era buia, quantunque il cielo fosse stellato; ma quell'uomo era pratico dei sentieri e dei burroni che conosceva palmo a palmo.
Sotto il cappuccio tirato sul viso, i suoi occhi mandavano lampi; dalle falde del corto cappotto d'orbace usciva la tersa canna del suo fucile, compagno indivisibile nella sua solitudine: unico amico a lui rimasto fedele nei giorni della sventura.
Assorto in cupe meditazioni, egli teneva gli occhi fissi nel fioco lumicino, che appariva in una casetta posta sull'altura di San Gavino di Petra Màina.
Quel punto luminoso era la mèta de’ suoi pensieri, la cause delle sue smanie.
Il cielo era stellato; ma che importava a lui del cielo? Nessun astro in quella notte scintillava come il lumicino che rompeva l’ombre addensatesi sulla terra.