Torino, Einaudi, 2002
Marcia su Roma e dintorni
Emilio Lussu
Il mio battaglione era sulla linea di armistizio, alla frontiera jugoslava, quando a Parigi si riunì la Conferenza della Pace. L'esercito era democratico. Non avevamo noi proclamato, per cinque anni, di batterci per una causa di libertà e di giustizia? Il messaggio di Wilson era popolarissimo fra i combattenti, e grande fu la delusione quando sembrò che i 14 punti, ad uno ad uno, crollassero al contatto della diplomazia europea. La diplomazia era già per se stessa antipatica ai combattenti press'a poco come lo Stato Maggiore. Quando Orlando e Sonnino, rappresentanti del governo italiano alla Conferenza, s'impuntarono reclamando l'adempimento del patto di Londra per cui i diplomatici avevano attribuito la Dalmazia all'Italia. Vi furono, fra ufficiali, molte discussioni nel mio settore. Persino il comandante della mia Brigata, che era un generale, ma si interessava di problemi di politica estera ed era amico di Bisolati e quindi un democratico come può essere un generale in Italia, sentì il bisogno di dire a un gran rapporto di ufficiali:- È certo che noi abbiamo vinto la guerra, ma quei signori finiranno per darci la sensazione di averla perduta.