Roma, Newton Compton Editori, 1994
Il tesoro
Grazia Deledda
Viveva a Nuoro di Sardegna, verso la fine d'aprile del 1886, un uomo chiamato Salvatore Brindis, soprannominato Cane Ruju. Aveva circa cinquant'anni; era alto, corpulento, con barba folta e grigia, faccia rossa e occhi assai strani, torvi, iniettati di sangue, che a momenti, divenuti limpidi e quasi dolci, si rassomigliavano a quelli di un cane intelligente; e forse a quegli occhi e al suo colorito sanguigno Salvatore Brindis doveva il suo soprannome. Da tutta la sua grossa persona spirava un'aria di prepotenza, di forza e di volontà; sul petto largo e robusto il velluto turchino del giubbone aderiva in modo da disegnare tutte le linee, e una cintura di pelle nera adorna di rozzi ricami, come usano i paesani nuoresi, stringeva fortemente il suo corpo poderoso.