L’antico dipartimento appellato Logudoro, o vuoi pei vetusti popoli luguidonesi, che un tempo vi soggiornarono, o vuoi per gli estesi possedimenti e la potenza del pari formidabile, che vi ebbero i Doria, fu nei tempi di mezzo vasto campo, ove vennero a cozzo ardenti ambizioni di dominio, e teatro di conflitti e di riotte ogni sempre rinnovantisi.
Amici e nemici se ne contendevano acremente la signorìa. Ora erano i Giudici a dilaniarsi ferocemente, o sobbillati da insidiosi consiglieri, o bramosi di primeggiare allargando il loro stato con lo scemare quello dei vicini, o da odio concitati, o da meno nobili passioni. Ora erano gli Arabi che, a torme, percorreano le terre e le devastavano mettendole a ruba e a fuoco; ora Pisani e Genovesi e Papi e Imperatori, stendevano l’adunca mano per ghermire un brandello di quest’isola travagliata. Genova e Pisa, sopratutti, agognavano al suo dominio. Gelose entrambe di quella prosperità, che non era esclusiva a ciascuna di esse, armeggiavano, emule implacabili, per soverchiarsi ed abbattersi a vicenda. Arti, scaltrimenti, blandizie, tutte le seduzioni venivano adoperate a fine di cattivarsi l’animo dei popoli e quelle dei Giudici, perché poi fosse agevole opera sottomettere quelli, spodestar questi dal loro seggio. Quando ogni altro argomento riesciva inefficace si brandivano le arme, e la violenza compiva soventi quel che la frode aveva preparato.