Il curatore
Maurizio Virdis è nato a Roma nel 1949; è docente di Filologia romanza alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Cagliari. Si è occupato di letteratura francese medievale (principali studi Intreccio, strutture, narrazione e discorso nel romanzo: il caso di Chrétien de Troyes (Analisi dell'Erec et Enide e dell'Yvain), 1980; Perceval: per un’e(ste)tica del poetico. Fra immaginario, strutture linguistiche e azioni, 1988; Gloser la lettre. Marie de France Renaut de Beaujeu Jean Renart, 2001) e di linguistica sarda (Fonetica del dialetto sardo campidanese, 1978; e diversi saggi sulla sintassi del sardo medievale e moderno).
L'opera
Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado (oggi custodito presso la Biblioteca Universitaria di Cagliari), testimone della vita economica e sociale del monastero arborense dei Camaldolesi, è una delle fonti di maggiore rilevanza per la ricostruzione della storia sarda del medioevo, e in particolare per la storia del Giudicato d’Arborea nei secoli XII e XIII. Ma fonte importante è pure, insieme ad altri Condaghi e carte medievali, per la storia della lingua sarda e in genere per gli studi filologici e glottologici: ciò tanto per la tipologia varia delle scritture, quanto per i diversi aspetti grammaticali, e per la sintassi che, se sotto molti aspetti è simile a quella dell’attualità contemporanea, per altri rivela fatti tipici del medioevo, più generalmente romanzi o più specificamente sardi. Questo importante documento ci attesta la lingua di un’area dialettale particolare che si dimostra, ieri come oggi, un’area di cerniera, non soltanto da un punto di vista diatopico, ma anche diacronico: segno di un travaglio linguistico che qui, regione geograficamente e culturalmente intermedia dell’Isola, si conserva come Omarmorizzato’ fino ad oggi, quasi immagine del processo evolutivo della lingua sarda nella sua interezza.