Alla Giovane Artista
MADDALENA PORTA
Nella SONNAMBULA di Bellini
E nella LUCIA di Donizetti
Nelle più fitte tenebre
Vedo di faci splendere un castello:
Ed ascolto, vicino,
Il monotono scroscio
D'un garrulo ruscello
Che, lamentoso, in mille spruzzi frangesi,
Mentre mugghiante e rapida Gira sull'asse e scricchiola
La ruota d'un molino.
La notte è bruna;
Non raggio di stelle,
Non raggio di luna,
Non urlo di vento.
La strige qui sento;
Sol vedo in mezzo all'ombre un lumicino.
***
Giovani entrambe e belle,
Sparse le chiome al sen, bianco vestite,
Due fanciulle ved'io.
S'avanzano, smarrite,
Verso l'ombra - e sa Dio
Dove vanno, e perché. L'una d'Amina
E l'altra di Lucia risponde al nome.
Ambe d'amor si struggono:
Patrizia e contadina.
Volgendo intorno il guardo
Quelle infelici parlano
D'amor deluso e di deluse nozze.
L'una domanda ai fiori: " - Edgardo, Edgardo,
Dov'è l'anello mio?
Non maledirmi - vittima
Fui d'un crudel fratello! -"
E l'altra allor, celando
Fra le sue mani il volto,
Risponde a lei: " - Son maledetta anch'io!
Ebbi da Elvin l'anello,
Ed Elvin me l'ha tolto ! - "
E dal castello risponde un lamento;
Ed io lo scroscio sento
Dell'onda lamentosa
Che si frange, schiumosa,
Sul trave d'un molino.
La notte è bruna:
Non raggio di stelle,
Non raggio di luna,
Non urlo di vento...
Perché mai fu spento
Nell'umile capanna il lumicino?
***
Ascolto nella via
Una gente esultar: " - No, non è rea:
Amina è una sonnambula!"
" - Pazza, pazza è Lucia!"
Dal castello si risponde;
E due cani d'amore
Che sanno di dolore
L'eco pietosa in un sospir confonde.
Dentro un'illustre fossa,
Là, sui piani lombardi,
Fremon d'amor poche ossa;
E sulla spiaggia, sìcula
Freme commosso il cenere
Del giovine cantore
Che trasfuse nei canti il suo dolore...
Dimmi, per l'aura muta
Non odi tu come un linguaggio arcano?
È il gran Genio di Bergamo
Che dai colli saluta
Il Genio siciliano
Che si riposa appiè del Mongibello.
Nei misteriosi fremiti
Dei numeri divini,
Pensieri, affetti, lagrime,
Gioie e dolor confondono
Donizetti e Bellini.
***
Nel superbo castello
Le faci impallidiscono;
Ed ascolto il monotono
Suono dell'onda garrula
Che in mille spruzzi frangesi
Sul trave d'un molino.
Sorge il mattino.
Amina prepara
La veste di sposa:
Coi morti riposa
La bella Lucia.
S'odono meste preci per la via,
E lieti canti... - Passano
Due sposi ed una bara...
***
E le due fidanzate,
Sparse le chiome al sen, bianco vestite,
Sono una donna sola;
Esse hanno un core, un'anima,
Un affetto, un pensiero, una parola.
Tu sei dunque l'eletta,
Poiché sapesti leggere
Nella mente d'Mina e di Lucia.
Che dirti?... Benedetta,
Poiché colla tua voce, e Maddalena,
Tu commovesti il cenere
De' più grandi e infelici
Cultor dell'armonia:
Benedetta, poiché trovar tu sai
Del nostro cor la via
Coi mesti canti che non moion mai!
Sassari, 15 febberaio 1879