ULTIME SPIRE DI FUMO
di Actos
Queste righe che io scrivo di ritorno dall'ultimo Veglione del Civico, vi capiteranno sott'occhio nella prima domenica magra - e me ne dispiace!
Nessun maggior dolore
Che ricordarsi del Carnevale nella quaresima.
Quest'ultimo verso è zoppo per mancanza di accenti e per sovrabbondanza di piedi, ma il concetto non fa una piega, perché, nel nostro caso, esso calza perfettamente, come il guanto d'una signorina che ha le mani troppo grandi.
È mio dovere fare un'aggiunta ai miei capricci sui motivi del Carnevale di Sassari - e lo faccio volentieri, quantunque sia costretto a fare una ritrattazione. Il Carnevale, che si aprì con tanta freddezza, andò a finire con un calore diabolico. La piazza Castello era stipata di persone, in modo tale che riesciva impossibile passeggiarvi. Il getto dei confetti, quest'anno, fu veramente straordinario; tutti i Caffè furono presi d'assalto, e vi so dire che si camminava sullo zucchero.
Due cose però mi disgustarono: l'affluenza, in Piazza castello, di certe maschere indecenti e di certi impertinenti zoticoni, che la Polizia avrebbe dovuto far ritirare - e il modo poco gentile di gettare i confetti. Alcuni innamorati hanno un modo tutto proprio per farsi amare dalle loro belle. Essi gettano i confetti sulla donna, come se volessero lapidarla; e diffatti più volte fui sul punto di gridare a quei furibondi: "chi di voi è senza peccato scagli il primo pugno di confetti!". E gran ventura quando queste gentilissime dichiarazioni non costano un occhio! -
Altro tratto di galanteria verso il bel sesso è l'uso invalso in certi giovinastri alla moda, di dar calci poderosi ai poveri fanciulli che si gettano a terra per raccogliere quelle mandorle inzuccherate. Carissimi amanti - dovete sapere che l'amore ha per unico scopo la conservazione dei bambini, e voi, all'opposto, amate per distruggerli. Cominciate assai male la vostra carriera. Se volete passare per forti e valorosi potete farlo in altro modo, senza percuotere un fanciullo. - E voi donne, come potete credere alla squisitezza di sentire di un essere mascolino che dà dei calci da mulo ad una debole creatura? - In verità vi dico - nessuno, più di voi, sa adattare con grazia un nastro od un fiore sui capelli - ma ben poche di voi sanno collocare nell'interno del cuore un affetto degno di essere corrisposto!
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I due ultimi veglioni al Civico riuscirono brillantissimi. La folla era immensa - le ballerine in gran copia - e il buonumore condiva la festa; la quale per fermo non mancava di sale. Svariati erano i colori delle stoffe - mille mascherine e mascheroni a far visita ai palchi - costumi sardi a bizzeffe, tra i quali dei magnifici. Mi spiace però di non poterne fare una particolare descrizione., e vi dico il motivo. Fra le mie debolezze (e ne ho di molte!) bisogna annoverare quella di non saper mai dare ragguaglio degli abiti di una signora... quando questa è belloccia. Dal volto di una donna bella e gentile emana sempre qualche cosa di ineffabile - è una dolce armonia di lineamenti, un'attrazione misteriosa che colpisce i nostri sensi e i nostri sentimenti, si che t'impedisce di vedere gli abiti. La ragione vi è. Gli abiti, ordinariamente vestono la donna brutta - ma così non accade per le belle. La bellezza ha questo di particolare, che versa un'aureola luminosa sugli abbigliamenti - e, se mi permettete la frase, dirò che la bellezza veste gli abiti! - Volete pertanto un consiglio? Quando voi, guardando una donna, vi accorgerete di non poter fare un'analisi della sua toeletta, stornate subito gli occhi da quella donna e volgeteli altrove, perché siete sulla via degli amori.
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Amici miei, non fate giudizi temerari. Dovete sapere che Actos durante i due ultimi veglioni non ha voluto ballare. Inchiodato in un palco, ha voluto fare la parte di semplice osservatore - e vi so dire che è una bruttissima parte - una parte che potrebbe essere quella di Marta nel secondo atto del Faust!
Insomma, venni, vidi... ma non vinsi certo!
Potrei aggiungere cento altre coserelle, ma me ne astengo perché siamo in quaresima, e sarebbe troppa crudeltà farvi peccare di pensiero - preferisco peccare io d'omissione. - Vi dirò solo - che nel Veglione vi furono molti sospiri d'amore dalle ore 11 alle due dopo la mezzanotte, e molti sospiri di ravioli dalle 3 alle sei del mattino. Che volete? in tempo di carnevale anche i sospiri vogliono mascherarsi - il cuore li manda nudi e lo stomaco li veste. - Opera di misericordia per uso interno, come l'olio di ricino.
Anche il sole, l'ultimo giorno di Carnevale, ha voluto mascherarsi con un dominò color cenere... Il cielo era tutto nuvoloso, ma non pianse di dolore sulle umane follie... e fu grazia sovrana.
Insomma, eccovi il sommario dei Veglioni: - maschere d'ogni genere - pagliacci spiritosi, e molti spiritosi pagliacci - amori astratti durante la prima parte della notte, e amori concreti durante la seconda parte. - Tre ore di pressioni innocenti attraverso la pelle dei guanti, e tre ore di pressioni atmosferiche attraverso lo spirito di vino. - Unghie lunghe nella donna durante le ultime ore della notte - unghie rase alla radice durante le prime ore del mattino. - All'entrata del teatro, Dio aveva appiccicato alla donna due ali d'angelo - all'uscita, il diavolo strappava le penne da quelle ali, per scrivere la lotta tra la mortificazione della carne e la rivoluzione dello spirito. - Molto parlamento... e molto senato. - E dal momento che le due Camere vi erano rappresentate, la Nazione teatrale non poteva essere che florida.
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Anche quest'anno, la benemerita Società dei Commessi negozianti ha voluto improvvisare una mascherata a scopo di beneficienza - mascherata che è riuscita brillantissima, ed ha fruttato ai poverelli lire 500, nette dalle spese che ammontarono a lire 363,70. i Commessi per quadrare la somma regalarono lire 204,63.
Erano venti giovani vestiti da matti, che s'aggiravano per la piazza Castello offrendo poesie, coccarde, una fotografia del nostro castello, ed un ritratto litografico del Senatore Giovanni Spano. - Sia lode a questi egregi giovani che in seno alla gioia pensarono alla miseria - sia lode alle anime gentili che risposero al generoso appello. Lasciate strillare il filosofo egoista! esso è come il cane del nostro ortolano: non mangia né lascia mangiare. La gioia è un bisogno del cuore. - Le frivolezze del carnevale tornano a vantaggio dei poverelli - le mille trine ed i merletti danno la vita a molte famiglie operaje. - La pazzia può cangiarsi in senno... e del migliore. La bianca giubba a sonagli del matto ha dato pane ad una povera creatura che deve sostenere una madre cieca. - Meglio un pazzo savio che tre savi pazzi.
Un giovine che ha il cuore gentile, svegliandosi la dimani di un Veglione, non deve mai pentirsi della sua pazzia...
Conosco un bravo giovinotto della Mascherata, mio vicino di casa, il quale ha regalato le sue vesti di matto ad una famiglia di poveri contadini che vivono in un tugurio, a pianterreno. - Mentre in piazza Castello fervevano le danze ed il tripudio, ho veduto tre fanciulli laceri sulla soglia di quel tugurio. Eravamo in pieno carnevale, eppure quei poveretti avevano la ciera della quaresima. Il giorno dopo le Ceneri, però, una bella camicietta nuova cuopriva le tenere membra dei miei piccoli vicini. Eravamo in piena quaresima, eppure quei poveretti avevano sul volto la gioia del Carnevale... Volete conoscere il motivo di quel repentino cangiamento? - La bianca giubba del pazzo si era trasformata in tre camiciette nuove che riparavano tre creature dai rigori dell'inverno...
Chi è di voi che oserebbe fare un rimprovero al mio vicino di casa perché in carnevale ha voluto fare il matto? - La sua pazzia ha vestito i nudi - la sua gioja si è cangiata in beneficienza - mentre invece la saggezza di mille filosofi non ha fruttato alcun conforto all'umanità sofferente...
Vivano dunque sempre questi cari matti!... e crepino i burberi filosofi!
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Non lamentiamoci dunque, neppur quest'anno. Abbiamo avuto una superba festa al Circolo; veglioni strepitosi al Teatro; la gentile Prefettessa Maccaferri ha schiuso le sue sale alla cittadinanza, dando geniali soirées; altri veglioni succursali dappertutto, e molte feste di famiglia, tra le quali quella dell'avvocato Mariotti. Insomma tutti abbiamo goduto qualche cosa; ed io ho imparato a non fidar troppo nel proverbio, un bel giorno si conosce dal mattino... Il nostro carnevale che ci si presentava sotto brutti auspici, ha voluto stordire i sassaresi con uno splendido tramonto!
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Lettori e lettrici, silenzio!... la quaresima ci ascolta!
Actos