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ENRICO COSTA


Un usignolo
Enrico Costa

   Nel mattin de la vita,
Io vedea svolazzar sul mio verone
Un leggiadro USIGNOLO;
E la melode de la sua canzone
Avea l'alta possanza
Di destarmi all'amore e a la speranza.
Al cader de la sera
Sciogliea, fra l'ombre, il canto dell'oblìo:
Era forse preghiera
Pel dì che si moriva - un mesto addio
Al sol che tramontava!...
Era per me un conforto, ed io l'amava
Come s'ama un figliuolo:
Era il mondo, per me, quell'USIGNOLO!

   Come all'usato, un giorno
Attesi a lungo il mesto pellegrino;
Volsi lo sguardo intorno
E lo chiamai... ma il mio Cantor non venne.
Udir mi parve un fievole lamento,
E a tarda sera il vento
In tortuosi giri
A me recò le insanguinate penne
Del mio povero amico!...
Sovra un calle fiorito
Dal piombo micidial cadea colpito!...
Mai più sul mio verone
Spiegò, l'amico, il volo!
Mai più cantò quel tenero USIGNOLO!

   E da quel giorno sparvero
I sogni dell'amore;
A me più non sorrise la speranza,
E, nel martirio degli affanni, il core
Visse di rimembranza.
M'apparve l'avvenir siccome notte
Senza un raggio di luna;
E da quel giorno, ahi misero,
Non ebbi più allegrezza!
Io vidi disfogliarsi ad una ad una
Le profumate rose
De la mia giovinezza...
E mi conobbi solo!...
Era morto il mio povero USIGNOLO!

   Ma un dì, come in un sogno,
Palpitante, ascoltai... non era inganno!
Una mesta e soave melodia
Il core a me ferìa: -
Era il flebile canto
D'una povera vergine tradita
Che ricordava in pianto
Il suo perduto amore;
Era l'AUGEL che ritornando in vita
Avea preso di Linda la sembianza!...
Si commosse il mio core
E rinacque all'affetto e a la speranza...
Ah, no - non son più solo!
È tornato, è tornato il mio USIGNOLO!

 
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