I
ALBA DI PRIMAVERA
Piovea scialba la luce sul gruppetto
Di case, sparse intorno a un campanile;
Cantar s'udìano i passeri sul tetto
E chiocciar le galline nel cortile.
Mastr'Antonio era già nell'officina,
Le vecchie avean ripreso la conocchia,
E salìa Don Ambrogio la collina
Per dir la prima messa alla parrocchia.
S'aprì un balcone - e Nina sporse fuori
La testa, a respirar la fresca auretta
A lei recante il profumo de' fiori.
Era discinta - e, quando volse intorno
Gli occhi e mi vide, si ritrasse in fretta,
Senza neppur risposta al mio buon giorno!
II
MERIGGIO D'ESTATE
Mandava il sol, per l'afa soffocante,
Le sue vampe di luglio a la marina;
Quando, pudìca e timida natante,
Fra le spume del mar m'apparve Nina.
Venìan l'onde frementi da levante
Ad assalir quel corpo di bambina;
Ed ella schermo si facea, tremante,
Chiudendo gli occhi con la sua manina.
Mi vide, e sparve. E là, dove le forme
Al bacio offerse de' marosi infidi,
In un cinto di spume io scorsi l'orme.
Tutto il dì ripensai le membra care;
E un fremito mi colse, allor che vidi
Il sol morente che baciava il mare!!
III
SERA D'AUTUNNO
Là, nel vigneto, d'improvviso, il nembo
Ci colse entrambi. Colme le cestelle
Di grappoli, o di pesche colmo il grembo,
Di quà di là fuggìan le villanelle.
Sotto un olmo, quel dì, correndo ansante,
Nina cercò rifugio - ed io con lei.
Del mio amor le parlai tutto tremante,
Ed ella i suoi fissò negli occhi miei.
Tornò l'azzurro al ciel - tornò al lavoro
Lo stuol di villanelle - e il temporale
Non cessava per noi! Col raggio d'oro
Il sol morente baciava le stille
Che a noi mandava l'albero ospitale
Come pioggia di perle o di scintille.
IV
NOTTE D'INVERNO
Soli soli eravamo accanto al foco,
E di fuori cadea la neve spessa.
« - Nina... sei bella! - » io le diceva; ed essa
La man sul labbro mi ponea per gioco.
Spandea la fiamma moribonda un fioco
Chiaror d'intorno... Io mesto, ella perplessa,
Pallidi entrambi, e muti! Ad una stessa
Forza andavàm cedendo a poco a poco.
I tizzi non mandavan più faville;
Ma io vedeva nell'ombra, fisse fisse,
Qual fuoco scintillar le sue pupille.
Posò la testa alfin su' miei ginocchi,
Come bambina stanca. « - Ho sonno! -» disse;
Ed io le chiusi con due baci gli occhi!
Sassari